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Introduzione
Iniziare a scrivere la tesi di laurea può sembrare come affrontare una montagna senza saper scalare. Magari hai già creato il file su word, con tanto di frontespizio e bozza di indice, ma quando devi davvero iniziare a scrivere… il nulla.
Se davanti al file della tua tesi di laurea ti senti perso, temi di non riuscire a finire nei tempi adatti per la consegna, con la tua mente affollata da pensieri, dubbi e incertezza questo articolo fa a caso tuo.
Quello che stai provando non è un segnale di debolezza. Al contrario, è un’esperienza umana comune, soprattutto quando ci si avvicina a un momento importante come la scrittura della tesi. Non sei solo. In tantissimi, proprio come te, vivono le stesse difficoltà e fatiche all’inizio di questo percorso. Ma la buona notizia è che ci sono strategie pratiche, tecniche psicologiche e consigli concreti che possono aiutarti a iniziare davvero, con fiducia, consapevolezza e magari anche con un po’ di entusiasmo in più. In questo articolo parleremo delle paure più comuni legate alla scrittura della tesi, di come riconoscerle e affrontarle, delle tecniche per attivare la motivazione interiore, di come superare il blocco della scrittura e – cosa più importante – di quanto sia fondamentale normalizzare ciò che stai provando, senza colpevolizzarti o pensare di non essere all’altezza.
Perché è così difficile iniziare la tesi (e perché va bene sentirsi bloccati)
Se stai leggendo queste righe, forse è perché ti trovi in quel momento delicato in cui tutto è pronto per cominciare a scrivere la tua tesi… tranne te. Hai scelto l’argomento, parlato con il relatore, hai forse raccolto già un po’ di materiale e preso qualche appunto. Ma la pagina rimane bianca. E con essa la mente si riempie di dubbi, come se più ci avvicinassimo all’inizio, più qualcosa dentro di noi si ritraesse. Questo fenomeno è molto più comune di quanto immagini e ha delle radici psicologiche profonde. Cominciare la tesi significa, in un certo senso, fare un salto simbolico verso la fine di un percorso e l’inizio di un altro. Non è solo una questione di studio, ma di identità, responsabilità e aspettative. È normale, in questo passaggio, sentire il peso dell’incertezza, dell’ansia e del timore di non essere all’altezza. Non c’è nulla di sbagliato in te.
Molti studenti descrivono questa fase come una sorta di paralisi emotiva. La chiamano “blocco”, ma non è un semplice vuoto di idee. È una sensazione complessa, in cui si mescolano paura del giudizio, ansia da prestazione, perfezionismo, ma anche la voglia di fare bene, il desiderio di dimostrare quanto si vale. Ed è proprio questa tensione tra aspirazione e timore a generare il blocco. Alcuni iniziano mille volte e cancellano tutto; altri evitano del tutto di iniziare, trovando ogni scusa possibile per rimandare. In entrambi i casi, il problema non è l’assenza di competenze, ma l’effetto delle emozioni non elaborate. E qui sta il primo grande passo: riconoscere e accettare queste emozioni. Dire a se stessi: “Ok, mi sento così, e va bene”. Non significa arrendersi, significa osservare con lucidità ciò che c’è dentro di noi.
È anche importante ricordare che nessuno scrive una tesi perfetta al primo tentativo. Neanche chi ti sembra più preparato. La tesi è un processo fatto di errori, riscritture, revisioni, dubbi e scoperte, un percorso in cui sei sempre in tempo per chiedere aiuto.
Non devi trasformare l’inizio in una dimostrazione di forza. Non hai bisogno di essere perfetto. Hai solo bisogno di essere presente, onesto con te stesso, disposto a fare il primo piccolo passo. Anche se tremante, anche se incerto. Perché è da lì che si comincia.

Le paure che ti tengono fermo: identificare ciò che ti blocca davvero per liberartene
Molto spesso, quando uno studente non riesce a iniziare la tesi di laurea, il vero ostacolo non è la mancanza di contenuti o l’incertezza metodologica, ma la presenza di paure sottili, pervasive e difficili da nominare. Riconoscere queste paure è un atto di consapevolezza fondamentale, perché solo ciò che viene visto può essere superato. E allora, mettiamole in luce.
Paura del giudizio
La prima, tra tutte, è la paura del giudizio. La tesi, più di ogni altro elaborato universitario, sembra sottoposta a un’attenta valutazione da parte del relatore, della commissione e dei tuoi colleghi. In molti si sentono come se stessero scrivendo qualcosa che rappresenterà per sempre il proprio valore accademico. Questo peso può diventare paralizzante. Ma è importante ricordare che il giudizio degli altri, per quanto reale, non definisce chi sei, né misura il tuo potenziale. È uno sguardo parziale su un lavoro in evoluzione.
Ansia da prestazione
Accanto al timore del giudizio si affianca un’altra sensazione molto diffusa: l’ansia da prestazione. In particolare tra gli studenti che hanno sempre ottenuto buoni risultati, la tesi appare come l’ultimo ostacolo da superare “senza sbagliare”. Si tratta di un’ansia che può bloccare il pensiero creativo, irrigidire le idee, trasformare ogni frase in una fonte di dubbio. Questa ansia si nutre dell’idea che ci sia un modo “giusto” per scrivere la tesi, e che ogni deviazione da quel modello sia un errore. Ma la verità è che ogni tesi ha una voce diversa, e il modo migliore per affrontarla è trovare la tua, non imitare quella degli altri. L’originalità non nasce dall’aderenza perfetta a uno schema, ma dalla libertà di pensiero che riesci a sviluppare nel tempo.
Sensazione di inadeguatezza
Un’altra paura è quella legata alla sensazione di inadeguatezza. Ti sarà capitato di pensare: “Non sono abbastanza preparato”, “Non ho letto abbastanza”, “Non ho capito bene quello che ho studiato”. È una voce interiore che sussurra che non sei all’altezza, che prima o poi qualcuno scoprirà che non meriti davvero la laurea. Questa sensazione è ciò che in psicologia viene chiamata sindrome dell’impostore, ed è diffusissima tra studenti brillanti e sensibili. Non significa che tu sia fragile o poco competente. Significa solo che ti stai mettendo in gioco in qualcosa che conta molto per te. E quando qualcosa ci sta a cuore, la paura di non essere all’altezza si amplifica. Ma lasciamelo dire con chiarezza: tu hai tutte le risorse per riuscire, anche se ora non le vedi tutte. Scrivere una tesi non richiede perfezione, ma costanza, apertura e il coraggio di restare in movimento, anche quando tutto sembra incerto.
Paura del cambiamento
Infine, esiste una forma di paura più nascosta, ma altrettanto potente: la paura del cambiamento. La tesi segna l’inizio della fine di un percorso e questo, per molti, comporta la perdita di una zona di sicurezza. La routine universitaria, le lezioni, i ritmi, la quotidianità con le persone conosciute durante questo percorso: tutto si avvicina al termine. Scrivere la tesi significa anche accettare che si sta per voltare pagina. E questo può generare una resistenza e tristezza profonda.. Eppure, comprenderla è già un primo passo. Non devi avere fretta di lasciarti alle spalle l’università, ma puoi imparare a vivere questo passaggio come una fase di crescita, in cui acquisisci nuovi strumenti, affronti nuove sfide e ti conosci meglio.
Quello che voglio dirti è che tutte queste paure sono legittime, ma non sono la tua verità assoluta. Sono emozioni temporanee, reazioni a un momento complesso. Non vanno negate, ma ascoltate. E poi, piano piano, lasciate andare. Non sei solo ad affrontarle. Molti altri studenti hanno camminato in questa stessa nebbia e sono riusciti a trovare la loro strada. Anche tu puoi farlo. A partire da ora.
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Dal pensiero all’azione: tecniche di automotivazione personalizzate che ti aiuteranno a cominciare davvero
Dopo aver riconosciuto e accolto le paure che ti bloccano, il passo successivo è capire come attivare la motivazione. La motivazione non è un fulmine che cade dal cielo quando meno te lo aspetti. È un processo interno, una costruzione graduale che si alimenta attraverso piccoli atti quotidiani, pensieri che cambiano direzione, scelte consapevoli. Se aspetti di “sentirti motivato” per iniziare a scrivere la tesi, rischi di rimanere fermo molto più a lungo di quanto vorresti. Ma se inizi con una piccola azione, anche minima, allora quella stessa azione può generare energia e fiducia.
Una delle tecniche più potenti in questo senso è la visualizzazione positiva. Si tratta di un esercizio molto semplice, ma profondamente efficace. Prenditi cinque minuti, chiudi gli occhi, respira profondamente e immagina te stesso mentre completi la tua tesi, la stampi, la consegni, la discuti con serenità. Immagina i volti delle persone che ti sostengono, la sensazione di avercela fatta, l’orgoglio di quel giorno. Non è un gioco mentale fine a sé stesso: visualizzare un obiettivo come se fosse già realizzato attiva le stesse aree cerebrali che si attivano quando lo viviamo davvero, rafforzando la convinzione che sia possibile. È un modo per orientare la mente verso l’azione, dando forma concreta a ciò che oggi appare ancora lontano.
Un altro strumento estremamente utile è la suddivisione del lavoro in micro-obiettivi gratificanti. Invece di pensare alla tesi come a un enorme blocco unico da affrontare tutto insieme, prova a scomporla in piccoli passaggi: seleziona le fonti di un determinato capitolo, rivedi un paragrafo che avevi già scritto che non ti convince, rivedi le note bibliografiche, tutti micro obiettivi che puoi concludere in una breve sessione di studio (tra i 25 e i 90 minuti). Ogni volta che ne completi uno, premiarti con qualcosa che ti piace: una passeggiata, un episodio della tua serie preferita, un caffè con un amico. Questo approccio, chiamato rinforzo positivo, aiuta a collegare lo sforzo a una gratificazione, rendendo meno faticosa la ripetizione dell’impegno nel tempo.
Un altro aspetto chiave è l’auto-dialogo positivo. Il modo in cui ti parli mentre scrivi o mentre pensi alla tesi ha un impatto enorme sul tuo atteggiamento. Frasi come “non ne sono capace”, “non finirò mai”, “non è abbastanza” ti tolgono forza prima ancora di iniziare. Prova a sostituirle con affermazioni più costruttive, come: “posso cominciare con poco”, “sto imparando, passo dopo passo”, “non deve essere perfetto, deve essere fatto”. Questo non significa illudersi, ma allenarsi a sostenersi come faresti con un amico. La voce che ascolti di più durante la giornata è la tua: rendila un’alleata.
Infine, non sottovalutare il potere di creare un rituale di inizio. Ogni volta che ti metti a lavorare sulla tesi, ripeti le stesse azioni: prepara il tuo spazio, scegli una musica rilassante, bevi qualcosa che ti piace, apri il file sempre allo stesso orario. Il cervello ama la ritualità perché gli permette di prevedere, e ciò che è prevedibile fa meno paura. Questo piccolo trucco ti aiuta a trasformare l’inizio della scrittura in una consuetudine rassicurante, anziché un salto nel vuoto.
Motivarsi non è una magia, è una pratica. E ogni pratica diventa più facile con il tempo. Scegli gli strumenti che risuonano di più con te, adattali alla tua realtà, e soprattutto non pretendere di sentirti sempre carico. La motivazione fluttua, ma il movimento genera nuova energia. Parti da dove sei, con ciò che hai, e inizia.

Quando le parole non escono: strategie efficaci per superare il blocco della scrittura e lasciare fluire le idee
Il blocco dello scrittore è uno dei momenti più frustranti nella vita di uno studente che sta preparando la tesi di laurea. Non importa quante ore hai passato a raccogliere materiali, prendere appunti, discutere con il relatore: quando ti siedi davanti al computer e la pagina resta vuota, si fa spazio un senso di impotenza difficile da scrollarsi di dosso. Le parole non escono, il tempo scorre, la pressione cresce. È come se ogni pensiero si perdesse nel caos mentale, come se la tua capacità di esprimerti si fosse improvvisamente prosciugata. In realtà, ciò che chiamiamo “blocco” non è un vuoto creativo, ma un eccesso di aspettative, autocritica e tensione emotiva. E per uscire da questo labirinto non servono colpi di genio, ma strumenti semplici, concreti, da sperimentare con fiducia.
Una prima strategia, sorprendentemente efficace, è la scrittura libera. Si tratta di un esercizio che consiste nello scrivere senza sosta per un tempo limitato (es. 10 o 15 minuti) qualsiasi cosa ti venga in mente sul tema della tesi, senza preoccuparti di stile, grammatica, struttura o coerenza. Anche se all’inizio ti sembrerà di “buttare via tempo”, in realtà stai allenando il cervello a lasciare andare il controllo e ad accedere a contenuti nascosti. Non è necessario che ciò che scrivi finisca nella tesi. L’obiettivo non è “scrivere bene”, ma scrivere e basta. Molti studenti scoprono che, facendo questo esercizio ogni giorno, iniziano a sciogliere la tensione interiore e recuperano fiducia nella propria capacità di generare contenuti.
Un altro approccio utile è il brainstorming destrutturato, che si differenzia da quello classico perché non segue un ordine logico preciso. In pratica, puoi aprire un file (o anche prendere un foglio di carta) e annotare liberamente tutto ciò che ti viene in mente sull’argomento: citazioni, idee, collegamenti, domande, persino immagini o metafore. L’idea è quella di creare un paesaggio mentale ricco, senza il filtro del giudizio, per poi selezionare e organizzare il materiale in un secondo momento. Questo metodo è particolarmente efficace se ti senti bloccato perché “non sai da dove iniziare”: ti permette di avvicinarti al contenuto in modo laterale, attivando la creatività senza la pressione della performance.
È importante ricordare che non esiste una strategia universale per superare il blocco della scrittura. Ciò che funziona per qualcuno potrebbe non funzionare per un altro. Il segreto è provare, sperimentare, concederti di fallire senza sentirti un fallito. Il blocco è un momento, non una condizione permanente. È una porta che si apre dall’interno, e tu hai la chiave. La scrittura non è mai solo tecnica: è relazione con te stesso, con il tuo pensiero, con le tue emozioni. Quando riprendi contatto con questo spazio interiore, le parole, lentamente, tornano.
Fidarsi del relatore: perché la tesi si scrive anche con chi ti accompagna nel percorso
Uno degli aspetti più sottovalutati, e allo stesso tempo più decisivi nella stesura della tesi di laurea, è il rapporto con il relatore. Spesso lo studente vive questa figura come distante, irraggiungibile, o peggio ancora come un giudice severo da cui guardarsi. Ma la realtà è molto diversa: il relatore, nella maggior parte dei casi, è una risorsa preziosa, una guida esperta, una presenza che può rendere il percorso della tesi meno faticoso e molto più umano. Fidarsi del proprio relatore non significa dipendere passivamente da lui, ma riconoscere che non devi fare tutto da solo, e che chiedere supporto non è un segno di debolezza, ma un atto di intelligenza.
Molti studenti, soprattutto quelli più ansiosi o perfezionisti, tendono a non condividere con il relatore le proprie incertezze, i dubbi sul contenuto, le difficoltà emotive. Rimandano l’invio dei capitoli, scrivono e riscrivono senza mai sentirsi pronti a sottoporre il materiale, accumulando stress e senso di inadeguatezza. Ma il relatore è lì per aiutarti, non per giudicarti. È abituato a vedere testi in divenire, strutture non definite, idee che prendono forma un po’ alla volta. Se scegli di aprirti con sincerità, di raccontargli dove ti senti fermo o incerto, potresti ricevere indicazioni concrete che ti sbloccano, ti rassicurano e ti riportano al centro del lavoro.
Un altro aspetto importante è la fiducia nel metodo del relatore. A volte potresti non capire subito perché ti ha chiesto di approfondire un determinato concetto, di modificare una struttura o di riscrivere una sezione. Ma il relatore ha una visione più ampia del percorso, conosce i criteri accademici, gli argomenti di cui stai scrivendo e sa come guidarti verso un risultato coerente e solido. Fidarti di lui, anche quando non ti è tutto chiaro, è un modo per alleggerire il carico mentale e concentrarti su ciò che puoi davvero fare: scrivere, elaborare, crescere.
Infine, ricorda che ogni relatore è anche un essere umano. È normale che ci siano tempi di attesa, momenti in cui sembra più distante, o divergenze di stile. Ma se tu mantieni un atteggiamento rispettoso, collaborativo e trasparente, sarà molto più facile costruire un clima positivo e produttivo. La relazione con il relatore è parte integrante della tua tesi, e imparare a fidarti di questa figura significa, in fondo, fidarti anche un po’ di più di te stesso. Di ciò che puoi chiedere, di ciò che puoi apprendere, di ciò che puoi diventare attraverso questo lavoro.
Scrivere una tesi non è solo un esercizio individuale: è un dialogo. E quando apri questo dialogo con rispetto e disponibilità, ti accorgi che non sei mai davvero solo.

Conclusione
Arrivato fin qui, hai già compiuto qualcosa di molto importante: ti sei fermato ad ascoltarti, a capire cosa ti blocca, a cercare strumenti per reagire con consapevolezza. Non è poco. È il primo passo concreto, e spesso il più difficile, nel cammino verso la scrittura della tua tesi. Iniziare non significa avere tutto sotto controllo, non significa sentirsi pieni di sicurezza o avere ogni dettaglio chiaro. Iniziare significa accettare l’imperfezione del processo, entrare nella scrittura con rispetto per i propri limiti e curiosità per ciò che emergerà. Significa fare spazio a ciò che sei davvero, e non a ciò che pensi di dover dimostrare.
Scrivere una tesi è un esercizio di fiducia. Fiducia nel fatto che, anche se oggi ti senti incerto, hai già dentro di te le risorse per riuscire. Fiducia nel fatto che, se oggi ti senti bloccato, stai solo attraversando una zona di passaggio, non un punto di non ritorno. Fiducia nel fatto che, anche se non sei ancora dove vorresti essere, sei comunque sulla strada giusta. I metodi che abbiamo visto – dalla scrittura libera al journaling, dalla suddivisione in micro-obiettivi alla visualizzazione positiva – non sono soluzioni magiche. Sono strumenti reali, da usare ogni giorno, con pazienza e gentilezza verso te stesso.
Ricorda: la tesi non è una corsa al risultato perfetto, ma un percorso di costruzione personale, in cui impari a pensare, a scrivere, a gestire la tua voce interiore. E ogni volta che ti siedi per provarci, anche solo per cinque minuti, stai già scrivendo. Stai già facendo il tuo lavoro. Non aspettare di sentirti perfetto per cominciare: comincia, e lascia che la fiducia cresca strada facendo!